Guru Harkrishan Sahib Ji
Nonostante Ram Rai fu il suo figlio maggiore, Guru Har Rai scelse il suo più giovane figlio Harkrishan, di cinque anni, a succedergli quando lasciò il 6 ottobre 1661 a Kiratpur. Guru Harkrishan consolò i discepoli e chiese a loro di non disperarsi ma di attenersi alle volont{ dell’onnipotente. Si era seduto sul trono, una piccola figura, giovane, però matura e molto saggia. I Sikh lo riconobbero come l’immagine del Guru Nanak. Videro sul suo volto la stessa luce presente su quello di Guru Nanak. Guru Harkrishan ebbe un’abilità rara nella spiegazione dei passaggi del Guru Granth Sahib. Affermava ai suoi discepoli la presenza di un unico Dio e chiese loro di imparare le virtù della pazienza, della carità e dell’amore. Così Guru Harkrishan continuò l’insegnamento dei precedenti Guru mantenendo intatto tutto ciò che aveva ereditato da loro.
Il giorno del Vaisakhi, 29 marzo del 1662, egli portò un gran numero di seguaci Sikh a Kiratpur e il festival durò tre giorni. Il Guru fu invitato dal Re Jai Singh a visitarlo nella sua dimora a Delhi e Guru Harkrishan accettò l’invito.
Guru Harkrishan attraversò Ropar, Banur e Ambala. Lungo la strada, continuò a dare insegnamenti religiosi ai seguaci che lo venivano a trovare. Quando egli era a Panjokhara, un Sikh disse al Guru “i suoi seguaci stanno venendo a trovarla da Peshawar, Kabul e Kashmir, rimanga qui un giorno in più in modo da concedergli la possibilit{ di incontrarla”. Il Guru acconsentì. Nel villaggio viveva un pandit (sacerdote Indù), Lal Chand, che si vantava della sua alta casta di appartenenza e della conoscenza che aveva di tutto e tutti. Egli venne a vedere il Guru e gli chiese “si dice che siete al trono del Guru Nanak, ma cosa conoscete dei vecchi libri religiosi?” Guru Harkrishan disse al pandit di portare una qualsiasi persona e il Guru avrebbe fatto spiegare da quella persona. Lal Chand giocò d’astuzia e portò al cospetto del Guru Ram Chhajju, l’analfabeta del villaggio e così il Guru gli chiese di spiegare al pandit il Bhagavadgita, un’antica scrittura Indù. Ram Chhajju stupì tutti con le sue spiegazioni sul libro sacro. L’orgoglio di Lal Chand si sbriciolò, egli cadde ai piedi del Guru. Poi sia lui che Ram Chhajju diventarono i discepoli del Guru e viaggiarono con lui fino a Kurukshetra. Lal Chand si convertì al Sikhismo e rimase affianco al Guru fino al decimo Guru, Guru Gobind Singh e prese il nome di Lal Singh e morì da eroe in una battaglia di Chamkaur.
A Delhi, Guru Har Krishan si fermò nella dimora del Re Jai Singh, che oggi è conosciuto con il nome di Gurdwara (tempio) Bangla Sahib. Guru Harkrishan curò molte persone ma tragicamente fu preso da un attacco di febbre. La febbre segnò l’inizio di un attacco del vaiolo. La madre del Guru, Mata Sulakkhani, diventò molto triste, e disse “figlio, voi occupate il posto del Guru Nanak, siete colui che con uno sguardo fa sparire i malesseri degli altri, perché ora vi trovate malato?” Guru Harkrishan rispose “colui che ha preso questo corpo mortale deve anche soffrirne i difetti, sia la felicità che la sofferenza fanno parte di questa vita terrena. Qualunque sia l’ordine del Signore va accettato, nel bene e nel male”. Lei chiese ancora “come potrò vivere senza di te, figliolo?” Il corpo è deteriorabile – disse Guru Harkrishan – poiché imparate ad avere fede nella volontà di Dio, raggiungerete la pace eterna. Il cuore di Mata Sulakkhani fu svegliato di fronte alle verità di queste parole e si liberò così dalle catene legate alla vita terrena. Guru Harkrishan era in una fase molto critica e riuscì soltanto a dire ai suoi discepoli le parole “Baba Bakale” che aveva il significato di dire che il Guru seguente si trova nella città di Bakala. Il riferimento era indirettamente inteso a Tegh Bahadur. Guru Harkrishan lasciò infine questa vita terrena il 30 marzo del 1664.
Fonte: Sikhi Sewa Society